Giuliano Pisapia, il re taumaturgo della Repubblica

La 65esima festa della Repubblica nel 150esimo anno dell’Unità d’Italia è stata, per Milano, la prima celebrazione ufficiale con il nuovo sindaco, Giuliano Pisapia.

Come i festeggiamenti seguiti al ballottaggio hanno reso evidente, GP è percepito dalla città come il simbolo di un cambiamento. Atteso da molto e ora possibile. Forse consapevole di questo, il primo cittadino è comparso a sorpresa al corteo organizzato dalla Cigl, poco primo che si muovesse verso piazza Castello, dove il segretario generale Susanna Camusso avrebbe poi tenuto il suo discorso.

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E’ la festa della Repubblica, ma nel colorato serpentone umano che invade Corso Venezia le bandiere tricolore si intravedono solo sul fondo: sono quelle dell’Anpi, l’associazione dei partigiani che per questa Repubblica hanno combattuto. I toni dominanti, però, sono altri: il rosso delle bandiere Cgil, e soprattutto l’arancione, il colore che ha contraddistinto la campagna elettorale di Giuliano Pisapia. Lo indossano in molti, specie le donne, che fieramente – come avevano già fatto due sere prima, dopo la vittoria del nuovo sindaco – esibiscono borse, magliette, sciarpe, foulard e copricapi del colore che da simbolo dell’Olanda è diventato emblema della riscossa della sinistra. Ma ci sono anche le bandiere azzurre e gialle, a ricordare che il referendum su acqua e nucleare si avvicina, e che bisogna votare sì.

Non mancano striscioni contro la Chiesa e l’ora di religione e cartelloni che sfottono ancora Letizia Moratti. Insomma, è la festa della Repubblica, ma il clima è post-elettorale e pre-referendario. E la star indiscussa è lui: Giuliano Pisapia. Il neo sindaco arriva a sorpresa proprio attorno alle 14.30, mentre sul palco qualcuno proclama:

«Oggi è la festa della Costituzione che abbiamo tante volte difeso. E alla fine la nostra lotta è stata premiata: il vento è cambiato, ce l’abbiamo fatta! Ed è qui con noi proprio lui, Giuliano Pisapia, che tutti i militanti porta via!»

Esplode un applauso di giubilo. GP incede lentamente tra la folla, accolto con calore ed entusiasmo: stringe mani, dispensa sorrisi, appare emozionato e intimidito. La gente gli si avvicina e grida: «Giuliano!», come si fa con un amico che non si vede da tempo. Qualcuno più intraprendente degli altri riesce ad intrufolarsi tra il cordone di sicurezza che protegge il sindaco e i fotografi che gli si assiepano attorno. Come la ragazza che, occhi umidi e voce tremante, gli dice: «Grazie, grazie!». Due secondi dopo é di nuovo inghiottita dalla folla, le lacrime agli occhi si sono trasformate in pianto, e a consolarla ci pensa il fidanzato.

GP prosegue il suo cammino per diversi metri, risponde alle domande dei giornalisti, si ferma di nuovo a parlare – questa volta più a lungo – con una signora anziana. Impossibile carpire anche solo una parola: la folla è festante e rumorosa, le voci si confondono. Poi, però, comincia a piovere, e allora per GP arriva subito un taxi. Il neosindaco sale al volo e se ne va, ancora inseguito dagli applausi dei presenti.

Salutato Pisapia, il corteo si dirige verso il Castello Sforzesco. Qui, però, la partecipazione sembra calata, come se una parte del serpentone si fosse dispersa durante il tragitto. Nulla a che vedere con il pienone del 13 febbraio per la manifestazione delle donne.

Sul palco Susanna Camusso, l’ultima a parlare, non tralascia una stoccata al governo e, criticando chi minaccia di cambiare la Carta Costituzionale, ricorda che «Repubblica e Costituzione sono due cose inscindibili, sono insieme nella nostra storia». Poi conclude: «Il vento deve cambiare anche al governo, perché queste elezioni hanno dimostrato che un altro modo di vivere è possibile».

Sotto il palco, tra la folla, un cartello ringrazia «per le città liberate». Milano è salva. Merito di GP. Speriamo sia all’altezza delle aspettative.

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